Largamente personale (scritto corsivo su Allen Ginsberg)


Sul treno c’è una patina di luce, un’imperfetta imbiancatura, tutto quello che il mattino di novembre può donare. Nel finestrino l’Emilia presenta i suoi vuoti migliori: campi coltivati ma non troppo, campi neutri, campi cementificati. Nulla di forte su cui soffermarsi. Poi mi telefona questa signora, e mi parla con tono cordiale ma molto preciso. Mi dice che per quanto lo ritenga evocativo non può proprio pubblicare il mio libretto (Introduzione alle Città) perché di fatto la poesia non frutta niente, non ha quasi più mercato, non dà pane più a nessuno, e soprattutto perché il testo è strettamente personale. Io comprendo, la ringrazio, ma già penso ad Allen Ginsberg. Era personale Allen Ginsberg? Sicuro, se parliamo di scrittura che sorvola attentamente un territorio e la sua gente, collocando su una mappa scientemente emozionale una miriade di presenze solitarie ma brillanti come specchi: era magnificamente personale. Partendo da Howl – documento poetico fondamentale, per il Novecento – introdotto dal poeta e concittadino William Carlos Williams, pubblicato dall’amico editore e poeta Lawrence Ferlinghetti, dedicato agli amici scrittori Jack Kerouac, William Burroughs e Neal Cassady. Urlato infine per Carl Solomon, poeta conosciuto in circostanze privatissime: nella sezione psichiatrica dell’ospedale di Rockland. Figure portatrici di una storia personale di rilievo, che Ginsberg rimodella sotto forma di parabola e rovente profezia, perché sia testimonianza trasversale della vita che deflagra, della “forza che attraverso il verde fusto guida il fiore”. Ma lungo la mappa di Ginsberg si leggono nomi di luoghi e persone a decine, e sono scatole cinesi e matrioske che racchiudono allusioni, allegorie, riferimenti letterari, fatti storici, politici e sociali. È determinante, in quest’ottica, l’opera di traduzione compiuta da Nanda Pivano. Nanda non solo preserva la voce potente e diretta di Ginsberg, ma tocca con mano l’essenza di un uomo complesso, vibratile, sempre in azione e sul “punto di andarsene”; incontra e frequenta i suoi tanti compagni di vita e scrittura e sviluppa una corrispondenza privata che presto diventa stampella del testo ma anche discorso sensibile, tenero e colto allo stesso momento. Fernanda Pivano traduce l’America in trasformazione, le prime scintille sociali che poi si faranno fiammate in Europa; e mentre racconta e traduce il cammino in salita degli “ultimi americani”, racconta la storia di un’epoca intera. Un po’ come osservare al microscopio la condotta di un batterio, per comprendere più tardi i movimenti di un sistema. Così, si può scindere Ginsberg dai luoghi e dai fatti privati di Allen? Impensabile, rispondo. Prendiamo, ad esempio, il brutale e dolcissimo testo di Kaddish. Il corpo di Naomi, della madre del poeta, è sezionato fibra a fibra: tutto è esistito, tutto può essere scritto. In questa sorta di genealogia del dolore, nell’elenco frastornante di ricordi, tare e morti famigliari, si santifica la vita; vita privata che valica continuamente il confine e diventa avvisaglia, lezione, lamento per l’uomo. L'importante, come sempre, è poter essere compresi per livelli.  L'importante è generare su radici personali un’evidenza condivisa, un sentimento non trattabile, una pura superficie di contatto. Io direi piuttosto largamente personale. Sul treno c’è talmente poca luce che mi sembra di dormire. Personalmente, da hipster quadrato, mi sento non male.